Il Piccolo e il Grande nello Shiatsu
Di Douglas Gattini. Copyright Reg. SIAE
“Il macrocosmo e il microcosmo
sono costruiti esattamente
sul medesimo progetto”
Swami Vivekananda (capo spirituale indiano, 1863-1902)
(Piccolo = di poco volume, vastità e importanza. Grande, dal latino “grandis”: che supera la misura ordinaria)
Quando effettuiamo la pressione Shiatsu sul ricevente stiamo premendo un punto o stiamo premendo la persona nella sua totalità? Sono vere di sicuro entrambe le affermazioni. Ogni singolo punto infatti non è una realtà a se stante che vive di vita autonoma, ma è inserita nel contesto generale del corpo a cui appartiene, principio questo che si riscontra ovunque nell’universo, composto da realtà diverse inserite, in un unico grande organismo e le due realtà interagiscono.
Nel trattamento Shiatsu bisogna essere ben consapevoli di questi due piani a cui ci riferiamo, il “Piccolo” distrettuale (il punto) e il “Grande” olistico (il corpo intero), e tenerli entrambi in considerazione con la massima attenzione. Ciò significa dare un esplicito riconoscimento alla personalità energetica del singolo organo, ma contemporaneamente anche alla personalità energetica dell’intero organismo, due universi distinti ma compenetrati. Uno splendido risultato raggiunto con lo Shiatsu è proprio la sensazione di unità che i riceventi dichiarano di provare dopo il trattamento. Non si tratta di immaginazione, ma di un reale avvicinamento e, noi potremmo dire, di riconciliazione tra il vivente olistico omnicomprensivo dell’ essere e il singolo distaccamento corporeo o emozionale.
E’ importante che nella tua vita professionale di operatore Shiatsu ci sia un costante controllo dei piani micro e macro del tuo corpo e del tuo vissuto interiore per avere una sicurezza maggiore e una determinazione più efficace.
Questi principi del Piccolo e del Grande devi proporli anche al ricevente sia con il trattamento che con indicazioni teoriche pratiche di educazione energetica, così da portarlo alla comprensione che ogni sua parte è pulsazione viva dell’intero organismo. Con questa consapevolezza di unità di fondo, è anche importante che egli impari a percepire l’esistenza di un piede, di un orecchio, ma anche solo di un unghia o di un singolo capello, che impari a ringraziarli insieme a tutti gli altri organi per il loro prezioso e insostituibile lavoro. Per favorire questo processo attraverso il trattamento, soprattutto quando manca nel ricevente un collegamento tra il suo Grande e il suo Piccolo, è bene utilizzare la tecnica della mano madre e la mano figlia, in quanto simbolicamente rappresenta la comunicazione stessa dei singoli distretti con i relativi centri di raccolta.
Riequilibrare le funzioni e le responsabilità dei nostri microcosmi con il macrocosmo generale che regola il nostro vissuto da esseri umani e trasmettere questo principio di educazione al nostro ricevente, è il primo passo perché entrambi possiamo a nostra volta confrontarci come microcosmi esistenziali con il grande macrocosmo universale. Ma questa è un’altra storia.